Rinvigorenti Naturali: 8 alimenti che ci rimettono in piedi. Salve a tutti,oggi parliamo di come lo

martedì 8 novembre 2016

 la Scomparsa di Umberto Veronesi

è Morto Umberto Veronesi, l’oncologo che cambiò il modo di operare le donne


 L’oncologo è morto nella sua casa milanese. Nato a Milano 90 anni fa, concentrò i propri studi in campo oncologico e nel 1975 divenne direttore dell'Istituto nazionale dei tumori, lasciato poi per fondare l'Istituto europeo di oncologia. Fu ministro della Salute. "La morte? No, non mi fa paura"

Quando aiutò a diffondere la quadrantectomia negli anni ’70 dimostrò che c’era un altro modo per aiutare nella malattia le donne colite dal tumore al seno. Il mondo della ricerca e non solo deve dire addio a Umberto Veronesi. L’oncologo è morto nella sua casa milanese. Nato a Milano 90 anni fa, concentrò i propri studi in campo oncologico e nel 1975 divenne direttore dell’Istituto nazionale dei tumori, lasciato poi per fondare l’Istituto europeo di oncologia.
Considerato un luminare a livello internazionale è stato il primo italiano a presiedere l’Unione internazionale di oncologia ha fondato la Scuola europea di oncologia (Eso) nel 1982. Negli anni ’80 fu presidente dell’Organizzazione europea per le ricerche sui tumori e della Federation of european cancer societies. Nel 2012 in una intervista a Panorama alla domanda se temesse la morte rispose: “No, la morte non mi fa paura. Quando ero soldato sono saltato su una mina e, in barba a tutte le statistiche, sono sopravvissuto. Ho passato mesi in ospedale, subito diversi interventi ma alla fine sono sopravvissuto e anche in buona salute. Questo ha cambiato la mia vita, perché da quel momento ogni giorno vissuto è stato un giorno rubato a quello che sembrava un destino inevitabile. Quest’esperienza mi ha dato forza, ottimismo, serenità e soprattutto un’assoluta mancanza di paura della morte”. Vegetariano da anni in una intervista a La Stampa spiegò: “Sono diventato vegetariano per ragioni etiche, ma è provato che frutta, verdura e cereali contengono tutti gli elementi per mantenerci sani”.

Da alcune settimane le condizioni di salute del medico si erano progressivamente aggravate. Era circondato dai familiari, la moglie e i figli. A giugno prima delle amministrative aveva invitato i futuri sindaci a estendere il divieto di fumo in parchi, stadi e aree comuni.
 
Nella sua carriera ha diretto l’Istituto europeo di oncologia (in due riprese dal 1994 al 2014), è stato poi ministro della Sanità nel secondo governo Amato (dal 2000 al 2001). Ha creato la Fondazione Umberto Veronesi che ha come obiettivo la promozione della ricerca scientifica. Nel suo carnet anche tantissimi libri: Colloqui con un medico, Le donne devono sapere, Da bambino avevo un sogno. Tra ricerca e cura, la mia lotta al tumore; Una carezza per guarire, L’ombra e la luce. La mia lotta contro il male, Il diritto di morire e Nessuno deve scegliere per noi, Dell’amore e del dolore delle donne.
Veronesi sperava e credeva che prima o poi la lotta contro il cancro sarebbe stata vinta grazie alla diagnosi precoce. Da una sua idea la conferenza mondiale Science for Peace, il movimento degli scienziati per la pace punta da sempre alla riduzione delle spese militari e degli ordigni nucleari. Obiettivo finale il disarmo.

dal il Fatto Quotidiano
 FALLIRE NON VUOL DIRE PERDERE... SE VUOI

Ecco i 5 fallimenti più famosi nel mondo... ma Vincenti!


I successi nascono anche dagli insuccessi: questo è quello che possiamo apprendere dalla realtà. Walt Disney, Steve Jobs, Michael Jordan: sono solo dei piccoli (ma “grandi”) esempi di persone famose che prima di avere successo hanno dovuto rialzarsi da un fallimento.
 

 
• Walt Disney aveva da poco cominciato a lavorare come disegnatore di fumetti per un giornale, quando il direttore lo convocò nel suo ufficio per licenziarlo. A suo dire, il creatore di Topolino e di Alice nel paese delle meraviglie dimostrava “scarsa immaginazione” e “incapacità di avere idee originali”.
 


• Soichiro Honda, il fondatore dell’omonima casa giapponese di moto, è stato un talento incompreso. Fece un colloquio alla Toyota per un posto da ingegnere e fu scartato. Così, rimasto disoccupato, cominciò a costruire motorini nel garage di casa sua e poi si mise in proprio.
 

 
• Michael Jordan, il miglior cestista di tutti i tempi, venne scartato dalla squadra di basket della sua scuola, quando era alle superiori: tornato a casa, si chiuse in camera e pianse. Nella vita ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”.
 

 
• Albert Einstein, inventore della teoria della relatività, grande scienziato e filosofo tedesco, da piccolo non iniziò a parlare prima dei 4 anni. Non fu in grado di imparare a leggere prima dei 7 anni. La sua maestra lo etichettò come “lento” e “mentalmente handicappato”. Lui invece, ottenne il credito internazionale dopo la pubblicazione dei suoi studi, e vinse il premio Nobel in fisica grazie alle sue ricerche.
 


 
• Steve Jobs a metà degli anni ’80 fu licenziato dall’azienda che egli stesso aveva creato: entrò in una crisi depressiva, ma non mollò. Dieci anni dopo Jobs venne richiamato da Apple. Si occupò del progetto “Mac OS X”, divenne amministratore delegato e guidò la Apple ai livelli di fama che oggi conosciamo.



quindi: VOLERE è POTERE (se lo si desidera come la propria vita)
Siamo disposti a fare la nostra parte?

Giornata mondiale Della Terra, si Dovrebbe festeggiare tutti Giorni...

Sono ormai 46 anni che si festeggia,  la Giornata Mondiale della Terra la più grande manifestazione del pianeta dedicata ai temi della protezione dell’ambiente.

Era il 1969 quando una fuoriuscita di petrolio da un pozzo della Union Oil vicino a Santa Barbara, in California causò uno dei più gravi disastri ambientali degli Stati Uniti: una marea nera di circa 100 mila galloni di greggio si riversò in mare e l’episodio fu per molto tempo ricordato come la più grande tragedia ecologica della storia americana.
In quest’occasione il senatore Nelson, dopo aver visto con i suoi occhi quanto gli idrocarburi fossero un pericolo per l’ambiente, dichiarò quello che divenne il principio ispiratore della giornata della terra:“Tutte le persone, a prescindere dall’etnia, dal sesso, dal proprio reddito o provenienza geografica, hanno il diritto ad un ambiente sano, equilibrato e sostenibile”.
Basandosi su quest’idea, e sull’onda dei movimenti pacifisti del ’68, Il 22 aprile del 1970 milioni di cittadini statunitensi parteciparono ad una grande manifestazione dedicata alla salvaguardia del nostro pianeta, che si espanse in tutta la nazione: da quest’esperienza nacque la prima Giornata della Terra.
La Giornata della Terra diede una spinta a iniziative ambientali in tutto il mondo e in particolare contribuì a spianare la strada al Vertice delle Nazioni Unite del 1992 a Rio de Janeiro. Di questa rete attualmente fanno parte oltre 22 mila associazioni di 193 paesi diversi.
Quest’anno la giornata assume un’importanza storica particolare, in quanto scelta dalle Nazioni Unite come data per la ratifica del trattato di Parigi. Un accordo però, che come spesso COSPE ha denunciato, non convince sumolti punti e che da solo non basta per salvaguardare il nostro pianeta.
Guarda le nostre infografiche dedicate alla Giornata della Terra! Scopri quanto stiamo consumandocon quali conseguenze e vedi cosa possiamo fare!



La Giornata della Terra ci ricorda infatti che il mondo è di tutti, e dobbiamo averne cura giorno per giorno: secondo le stime del rapporto del WWF Living Planet Report, stiamo consumando le risorse ben oltre la capacità di assorbimento della terra, e per continuare a soddisfare i nostri bisogni con il ritmo attuale necessiteremmo di un pianeta di riserva. Il fattore che incide di più sulla nostra impronta ecologica è il livello di emissioni di carbonio, dovuto all’uso dei combustibili fossili; questo consumo è in costante aumento: se nel 1961 le emissioni di carbonio costituivano il 36% delle emissioni globali, cinquant’anni dopo queste salivano al 53%.
Questo significa che stiamo consumando le risorse che in teoria dovrebbero appartenere alle future generazioni, ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Gli effetti di questo sovra-sfruttamento delle risorse del mondo sono sotto i nostri occhi: dal 1970 ad oggi le specie di vertebrati esistenti sulla terra si sono dimezzate, vi è un sensibile calo della biodiversità e delle foreste, e il cambiamento climatico porta addirittura a creare insicurezza alimentare, carestie, uragani, migrazioni forzate. In questo contesto il diritto a risorse apparentemente scontate come l’acqua e il cibo, diviene sempre più precario, tanto da essere considerato un lusso in vaste zone del pianeta.
Ma un’inversione di rotta è possibile: possiamo prenderci cura del nostro pianeta, avendo attenzione a proteggere il capitale naturale della terra e a gestire in maniera più equa e sostenibile le risorse. Solo in questo modo si può garantire al pianeta, e all’umanità la sopravvivenza.
Proteggere l’ambiente significa impegnarsi per restaurare gli ecosistemi danneggiati, per fermare la distruzione di habitat prioritari, ed estendere le aree protette; ma significa anche produrre meglio, investendo nelle energie rinnovabili e riducendo i rifiuti, vuol dire mangiare in maniera più sana e equilibrata, stando attenti ai consumi e agli stili di vita improntati troppo verso lo spreco. Inoltre è fondamentale ripensare al nostro sistema finanziario, dando più valore al capitale ambientale e meno a quello finanziario, creando un’economia che vede nella conservazione e nella distribuzione equa delle risorse e nella protezione della natura un investimento e non un peso.


Per la nostra vita, per quella del nostro pianeta è dunque fondamentale rispettare le nostre risorse, tramite l’attuazione di buone pratiche, come il riciclaggio, o l’utilizzo di tecniche agricole che rispettino l’ambiente e la biodiversità, e che siano prive di prodotti chimici e tossici, sostenendo un consumo sostenibile e un economia “green”, equa e solidale.
Da 33 anni COSPE si schiera dalla parte della salute della terra, lottando contro la deforestazione e il deperimento delle risorse ambientali tramite la promozione di un uso sostenibile del territorio, la protezione degli habitat naturali e della biodiversità.

Per chi ama andare in piscina, Andiamo in questa?

 

Per fare una nuotata in questa piscina ci vogliono polmoni d’acciaio, resistenza da olimpionico e, soprattutto, qualche ora a disposizione. E' impossibile, infatti, fare una vasca senza qualche...




Per fare una nuotata in questa piscina ci vogliono polmoni d’acciaio, resistenza da olimpionico e, soprattutto, qualche ora a disposizione. E' impossibile, infatti, fare una vasca senza qualche pausa durante il percorso: la piscina è lunga circa un chilometro.
Costruita nel complesso alberghiero San Alfonso del Mar a Algarrobo, in Cile, la laguna artificiale si estende per circa 77 mila metri quadri. E per riempirla sono necessari due milioni e mezzo di litri di acqua marina. Profonda in alcuni punti fino a 35 metri, per andare da un punto all'altro è possibile anche usare delle piccole imbarcazioni.


Ma, imprese sportive a parte, qui ci si viene soprattutto per rilassarsi. La piscina è immersa in uno scenario da sogno: spiaggia bianca e palme tutto intorno e nel caso si volesse qualcosa di più "naturale" c'è sempre il mare a due passi.