INFORMAZIONI PER SENSIBILIZZARE
Rinoceronti, traffico mortale
In Sudafrica vive quasi il 70 per cento degli ultimi 29.500
rinoceronti rimasti sul pianeta, un numero esiguo rispetto alle centinaia di
migliaia che si trovavano in Africa prima dell’Ottocento. Attualmente sono
diffusi in due continenti in cinque specie: 20.400 rinoceronti bianchi, 5.250
neri e ancora rinoceronti indiani, rinoceronti di Sumatra e rinoceronti di
Giava.

Secondo la Private Rhino Owners Association del Sudafrica 6.200 rinoceronti del
paese sono in mani private e vengono sfruttati a fini commerciali per safari
fotografici, battute di caccia legali, produzione di corni e allevamento. I
corni di rinoceronte sono i pezzi più pregiati dello strano mercato incentrato
sulle curiosità della natura come le zanne d’elefante, il pene di tigre e la
coda di giraffa. A differenza delle corna di molte specie, inclusi i bovini,
l’appendice del rinoceronte non è fatta di osso ma di cheratina, una proteina
che si trova anche nelle unghie e nei capelli. Se tagliato adeguatamente,
quindi, il corno ricresce.
Benché la vendita sia illegale, in Sudafrica si può ottenere una licenza per
esercitare questa pratica. Ogni anno o due gli allevatori sudafricani sedano i
loro animali, tagliano al massimo un paio di chili di corni da ogni rinoceronte
per poi custodirli nei caveau delle banche o in altri luoghi sicuri nella
speranza che un giorno sia loro concesso di venderli legalmente. Nel frattempo
il commercio illegale in forte espansione rifornisce soprattutto il Vietnam e
la Cina, paesi in cui i corni vengono spesso ridotti in polvere da ingerire
come rimedio per problemi di ogni tipo, dal cancro ai morsi di serpente di mare
o al dopo sbornia.

A detta di Groenewald, nel mercato nero sudafricano il corno di rinoceronte
bianco può valere fino a 6.500 dollari al chilo, ma in quelli asiatici la cifra
della vendita all’ingrosso è da cinque a 10 volte più alta e di conseguenza i
prezzi al dettaglio sono astronomici. Un singolo rinoceronte maschio con i suoi
10 chili di corni può cambiare per sempre la vita di un bracconiere mozambicano
che riesca a varcare il confine per introdursi nel Parco nazionale Kruger con
un kalashnikov. Oltre a essere a sua volta sfruttato dagli uomini che gli hanno
fornito l’arma, quello stesso cacciatore corre il rischio di essere ucciso dai
guardaparco, come è accaduto ai 500 bracconieri mozambicani sorpresi dal 2010
al 2015 all’interno del Kruger
Nell’ultimo decennio la caccia di frodo ai rinoceronti ha
raggiunto livelli allarmanti. Nel 2007 il Sudafrica dichiarava la perdita di appena
13 rinoceronti. Nel 2008 erano 83; l’anno scorso sono stati 1.175. Nel parco
Kruger, dove vivono circa 9.000 rinoceronti, i bracconieri ne uccidono in media
due o tre al giorno. Ma la carneficina non è limitata all’Africa. Nell’aprile
scorso cacciatori armati di kalashnikov hanno ucciso un rinoceronte indiano
all’interno del Parco nazionale di Kaziranga, in India, qualche ora dopo che il
duca e la duchessa di Cambridge avevano visitato la riserva per promuovere le
politiche di conservazione ambientale.
I rinoceronti non emettono un verso potente quando sono feriti; gemono. Una
madre colpita da uno sparo comincerà a lamentarsi per il dolore, inducendo
talvolta il suo cucciolo spaventato a tornare da lei. I bracconieri uccideranno
il piccolo con un machete per risparmiare proiettili, poi si impadroniranno
anche del suo corno.
Per chi lavora in prima linea, la protezione dei rinoceronti non è più una
questione soltanto ecologica. «È una guerra», dice Xolani Nicholus Funda, capo
dei guardaparco del Kruger, principale teatro del mondo in quanto a
bracconaggio di rinoceronti. «La situazione è molto frustrante per noi. È come
con la droga, la guerra per i rinoceronti è alimentata da contanti e
corruzione. Il sistema giudiziario nel suo complesso non ci aiuta. Perdiamo le
cause in tribunale e siamo circondati da stazioni di polizia che non
riconosciamo come tali perché lavorano con i bracconieri»
PASSIAMO PAROLA PER SENSIBILIZZARE…