Rinvigorenti Naturali: 8 alimenti che ci rimettono in piedi. Salve a tutti,oggi parliamo di come lo

lunedì 7 novembre 2016



INFORMAZIONI PER SENSIBILIZZARE
 
Rinoceronti, traffico mortale


In Sudafrica vive quasi il 70 per cento degli ultimi 29.500 rinoceronti rimasti sul pianeta, un numero esiguo rispetto alle centinaia di migliaia che si trovavano in Africa prima dell’Ottocento. Attualmente sono diffusi in due continenti in cinque specie: 20.400 rinoceronti bianchi, 5.250 neri e ancora rinoceronti indiani, rinoceronti di Sumatra e rinoceronti di Giava.
 

Secondo la Private Rhino Owners Association del Sudafrica 6.200 rinoceronti del paese sono in mani private e vengono sfruttati a fini commerciali per safari fotografici, battute di caccia legali, produzione di corni e allevamento. I corni di rinoceronte sono i pezzi più pregiati dello strano mercato incentrato sulle curiosità della natura come le zanne d’elefante, il pene di tigre e la coda di giraffa. A differenza delle corna di molte specie, inclusi i bovini, l’appendice del rinoceronte non è fatta di osso ma di cheratina, una proteina che si trova anche nelle unghie e nei capelli. Se tagliato adeguatamente, quindi, il corno ricresce.
 
Benché la vendita sia illegale, in Sudafrica si può ottenere una licenza per esercitare questa pratica. Ogni anno o due gli allevatori sudafricani sedano i loro animali, tagliano al massimo un paio di chili di corni da ogni rinoceronte per poi custodirli nei caveau delle banche o in altri luoghi sicuri nella speranza che un giorno sia loro concesso di venderli legalmente. Nel frattempo il commercio illegale in forte espansione rifornisce soprattutto il Vietnam e la Cina, paesi in cui i corni vengono spesso ridotti in polvere da ingerire come rimedio per problemi di ogni tipo, dal cancro ai morsi di serpente di mare o al dopo sbornia.
 
A detta di Groenewald, nel mercato nero sudafricano il corno di rinoceronte bianco può valere fino a 6.500 dollari al chilo, ma in quelli asiatici la cifra della vendita all’ingrosso è da cinque a 10 volte più alta e di conseguenza i prezzi al dettaglio sono astronomici. Un singolo rinoceronte maschio con i suoi 10 chili di corni può cambiare per sempre la vita di un bracconiere mozambicano che riesca a varcare il confine per introdursi nel Parco nazionale Kruger con un kalashnikov. Oltre a essere a sua volta sfruttato dagli uomini che gli hanno fornito l’arma, quello stesso cacciatore corre il rischio di essere ucciso dai guardaparco, come è accaduto ai 500 bracconieri mozambicani sorpresi dal 2010 al 2015 all’interno del Kruger

Nell’ultimo decennio la caccia di frodo ai rinoceronti ha raggiunto livelli allarmanti. Nel 2007 il Sudafrica dichiarava la perdita di appena 13 rinoceronti. Nel 2008 erano 83; l’anno scorso sono stati 1.175. Nel parco Kruger, dove vivono circa 9.000 rinoceronti, i bracconieri ne uccidono in media due o tre al giorno. Ma la carneficina non è limitata all’Africa. Nell’aprile scorso cacciatori armati di kalashnikov hanno ucciso un rinoceronte indiano all’interno del Parco nazionale di Kaziranga, in India, qualche ora dopo che il duca e la duchessa di Cambridge avevano visitato la riserva per promuovere le politiche di conservazione ambientale.
I rinoceronti non emettono un verso potente quando sono feriti; gemono. Una madre colpita da uno sparo comincerà a lamentarsi per il dolore, inducendo talvolta il suo cucciolo spaventato a tornare da lei. I bracconieri uccideranno il piccolo con un machete per risparmiare proiettili, poi si impadroniranno anche del suo corno.

 
Per chi lavora in prima linea, la protezione dei rinoceronti non è più una questione soltanto ecologica. «È una guerra», dice Xolani Nicholus Funda, capo dei guardaparco del Kruger, principale teatro del mondo in quanto a bracconaggio di rinoceronti. «La situazione è molto frustrante per noi. È come con la droga, la guerra per i rinoceronti è alimentata da contanti e corruzione. Il sistema giudiziario nel suo complesso non ci aiuta. Perdiamo le cause in tribunale e siamo circondati da stazioni di polizia che non riconosciamo come tali perché lavorano con i bracconieri»

PASSIAMO PAROLA PER SENSIBILIZZARE…

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