Rinvigorenti Naturali: 8 alimenti che ci rimettono in piedi. Salve a tutti,oggi parliamo di come lo

mercoledì 9 novembre 2016


 Il Cioccolato Che passione!


 

Ci tira su nei momenti difficili e rende più importanti quelli speciali. Il suo segreto? Una combinazione di effetti sostanze che...


Ogni anno, nel mondo, consumiamo oltre 7 milioni di tonnellate di cioccolato. Tanto? Sì, soprattutto se consideriamo che in alcuni Paesi il cioccolato è quasi sconosciuto. Per dare un’idea più precisa, in Italia ne mangiamo poco meno di tre chili a testa all’anno e non siamo certo i più golosi. Anzi, ci precedono ben 24 nazioni, in cima alle quali spicca orgogliosa la Svizzera, con addirittura 9 chili annui di cioccolato pro capite.

La scienza si è spesso interrogata sul perché il cioccolato abbia tanto successo, eppure una risposta definitiva non l’ha ancora trovata, anche se molte ricerche aiutano ad avvicinarci alla verità. Proviamo a vederle.



La chimica non basta. Per cominciare, in molti si sono concentrati sulla composizione del cioccolato, ponendo l’attenzione sulle metilxantine, che rappresentano circa il 3% delle oltre 200 sostanze che lo costituiscono: la teo-bromina, soprattutto, e in percentuali minori la teofillina e la caffeina. Si tratta di sostanze nervine (dette così perché agiscono sul sistema nervoso) che contribui­scono a dare una sensazione di benessere e maggiore energia: la teobromina, in particolare, stimola l’attività cardiaca e il sistema nervoso e aumenta la capacità di concentrazione e la resistenza alla fatica.

In più, queste sostanze, con il contributo della feniletilammina, aumentano nel nostro organismo i livelli di serotonina e noradrenalina, neurotrasmettitori del cervello che fanno da mediatori di sensazioni piacevoli. E questo spiegherebbe perché, nell’esperienza comune, il cioccolato diventa un valido alleato nei momenti di tristezza. La feniletilammina, poi, è uno degli ormoni prodotti dal cervello quando ci innamoriamo e ciò, secondo le ricerche, giustificherebbe il ricorso al cioccolato quando la causa dell’infelicità è una delusione amorosa: ci aiuterebbe a ripristinare i livelli di questa sostanza, attenuando gli effetti della perdita.


Psicologia e cultura. La verità è che, data la minima quantità che ne assumiamo anche nel caso di una scorpacciata, tutte queste sostanze chimiche, da sole, non bastano a spiegare completamente il successo del “cibo degli dèi”. La prova migliore di questo dato di fatto viene da un test effettuato negli anni Novanta da Paul Rozin dell’Università della Pennsylvania. In quell’occasione, a un campione di persone, oltre a normali tavolette di cioccolato, sono state somministrate sia le stesse identiche sostanze che le componevano, ma sotto forma di compressa, sia barrette che contenevano la stessa quantità di burro di cacao e zuccheri, ma nessuna sostanza. Ebbene, per la schiacciante maggioranza del campione la soddisfazione maggiore veniva dal consumo del cioccolato “completo”, mentre le compresse che contenevano le sostanze chimiche colmavano il desiderio di cioccolato solo in un caso su sette e la tavoletta fatta unicamente di burro di cacao e zuccheri si attestava al­l’incirca a metà tra le due. 

Tanto basta a spiegare perché il campo degli studi sugli effetti del cioccolato si allarghi all’ambito psicologico e culturale. Tanto per cominciare, secondo alcune ricerche, il solo fatto di riservarsi un momento di autogratificazione, come nel caso dell’assaggio di un pezzo di cioccolato, contribuisce a rendere speciale l’esperienza: è sufficiente saper trovare un po’ di tempo per sé e un po’ di concentrazione, un territorio al riparo dai propri problemi, per rendere qualsiasi cibo, non solo il cioccolato, più soddisfacente.
In più, il cioccolato viene tradizionalmente associato a occasioni di festa e di felicità familiare o a emozioni legate all’infanzia e all’amore, come i compleanni o la giornata di san Valentino, perciò evoca più facilmente affetto, protezione, attenzione, che sono i sentimenti che associamo al suo consumo

Piacere dei sensi. Infine, per completare il quadro, bisogna tener conto dell’esperienza dell’assaggio. Il cioccolato è una delle poche sostanze commestibili a fondere a circa 34 °C, appena al di sotto della temperatura del corpo umano, e questo rende più personale e gratificante la degustazione, perché la materia si trasforma proprio nel momento in cui entra in contatto con il nostro corpo. 

 

La sua lucidità, la sua consistenza, l’insieme dei suoi aromi contrastanti, capaci di manifestarsi in momenti diversi e di persistere a lungo, sollecitano tutti i nostri sensi e hanno favorito negli anni più recenti la nascita di una vera e propria scienza dedicata all’analisi sensoriale, simile per certi versi a quella enologica, e la diffusione di cioccolati pregiati o extra fondenti, come quelli della gamma Excellence.

Si sono così affermate nuove abitudini di consumo, come concedersi pochi quadratini dopo cena, da soli o con il partner, in una sorta di piccolo rituale privato o di momento di riflessione, magari accompagnando il cioccolato con bevande ad alta gradazione alcolica, per rendere l’esperienza sensoriale più completa. Perché ogni momento è perfetto per cedere al cioccolato.

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